Ho voluto rileggere il romanzo una seconda volta. Se prima mi era piaciuto molto, alla seconda lettura l’ho goduto ancora di più. Ad ogni pagina rivivevo la mia gioventù con i sogni, le speranze e le arrabbiature per tutto ciò che non andava allora e, purtroppo, anche adesso.
Questo romanzo però non è solo per chi, come me, ha superato i settant’anni, anzi lo consiglio soprattutto ai giovani. Noi, nonostante le difficoltà, talvolta le tragedie vissute allora, avevamo una cosa preziosa che i ragazzi d’oggi non hanno: la SPERANZA in un futuro migliore, un futuro di libertà, di fratellanza e di giustizia. Invece il mondo non è migliorato, i morti sul lavoro si contano a centinaia e raramente qualcuno paga, la vita in carcere è sempre tremenda, i ragazzi che si ribellano vengono massacrati a Genova e non solo lì. Oggi i vari Elio possono vivere il loro amore omosessuale un po’ più serenamente, ma non troppo perché sono ancora oggetto di derisione ed emarginazione. Il futuro agognato dai loro genitori o nonni non si è realizzato, dunque a cosa serve sperare?
EPPURE: le ingiustizie persistono ma esistono avvocati come David e Luna, ci sono guerre e genocidi, ma tantissimi volontari che aiutano, curano o semplicemente manifestano perché cessino queste atrocità.
Dopo ogni caduta del palco ai cervi crescono nuove corna più forti e numerose: è questo il messaggio del Suo romanzo ai giovani e io gliene sono veramente grata.